Ritenzione idrica e le erbe
Le piante medicinali hanno sempre avuto uno spazio abbastanza poco definito nella patologia dell’apparato urogenitale: numerose sono infatti quelle che presentano un’azione sulla ritenzione idrica, antinfiammatoria e disinfettante.
Molte di queste piante sono ancora oggi di uso comune nella medicina popolare: dai decotti di radice di Gramigna agli infusi di fiori di Malva.
Un flusso urinario sostenuto è spesso stato visto come un utile segno di salutare benessere, l’eliminazione del dolore come un traguardo risolutivo, l’assunzione di preparati sulla ritenzione idrica come un’utile abitudine preventiva.
Tra gli obiettivi che una terapia naturale si pone a livello dell’apparato renale è importante approfondire la modifica delle capacità escretrici del rene con una diminuzione della ritenzione idrica.
Il rene, normalmente concepito come un importante sede di processi di filtrazione ed eliminazione delle scorie organiche, riveste un ruolo non trascurabile nella sintesi e riassorbimento di sostanze determinanti per l’equilibrio dell’organismo come il glucosio, le proteine, i sali minerali, le basi e gli acidi organici utili, i residui azotati e l’acido urico. In condizioni normali solo una minima parte di questi composti viene eliminata con l’urina, infatti una accentuata diuresi può provocare la perdita anche di alcune sostanze. È proprio in rapporto alla loro azione sui sali minerali e sulle componenti di “scarto” che vengono spiegate le azioni benefiche sulla ritenzione idrica di diverse specie vegetali. Alcune sono ritenute prevalenti eliminatrici di cloruri, altre di residui azotati, altre di acido urico. Queste piante in pratica esercitano un azione mista e la loro distinzione va intesa come predominanza di una sola caratteristica, non per la presenza di un’unica azione.
I rischi di una terapia diuretica, sono infatti dovuti ad un eccessivo impoverimento di sali minerali “nobili”: calcio e potassio soprattutto, trascinati, per così dire, dalla corrente indotta per eliminare le scorie e l’acqua.
In caso di ritenzione idrica, l’assunzione di acqua riveste un ruolo primario, in quanto favorisce la diuresi, utile, per esempio, non soltanto nelle infezioni urinarie ma anche in quei pazienti soggetti a formazione di calcoli urinari.
In generale le piante diuretiche in senso stretto risultano specificatamente indicate per disfunzioni e patologie extraurinarie (edemi di varia origine, ipertensione arteriosa, gotta ecc.) e nella sindrome premestruale qualora vi sia una marcata ritenzione urinaria.
Le piante tradizionalmente più usate sono:
- Betulla (Betula pendula e Betula pubescens);
- Equiseto (Equisetum arvense);
- Asparago (Asparagus officinalis);
- Gramigna (Agropyron repens);
- Orthosiphon (Orthosiphon spicatus);
- Tarassaco (Taraxacum officinalis);
- Frassino (Fraxinus excelsior);
- Ortica (Urtica dioica);
- Ononide (Ononis spinosa);
- Ginepro (Juniperus communis).
Equiseto, Tarassaco e Asparago sembrano tra i diuretici eliminatori di sodio più efficaci, la loro azione inoltre non determina perdite di potassio riscontrata tra i diuretici di sintesi. L’Equiseto, pianta nota per le sue proprietà remineralizzanti (molto ricca in silice), si è dimostrata tra le più efficaci, sia in merito all’aumento del volume urinario che per l’escrezione di sodio con le urine.
Di rilievo l’azione sulla diuresi dell’Orthosiphon (anche chiamato Tè di Giava), pianta di origine asiatiche, diffusa anche in Australia, caratterizzata da una spiccata azione di eliminazione dei residui azotati (urea). Inoltre la commissione E tedesca considera l’Orthosiphon un diuretico ed un blando spasmolitico consigliato in caso di infezioni batteriche, infiammazione del tratto urinario inferiore ed in presenza di renella.
Nella Gramigna, l’agropirene è considerato un principio attivo importante in considerazione del suo effetto antimicrobico. La Commissione E tedesca raccomanda la “terapia diluente” con tisane a base di Gramigna negli stati infiammatori del tratto urinario e per il trattamento della renella. La Commissione E tedesca non riporta effetti collaterali, né interazioni farmacologiche, né controindicazioni.
In numerosi studi condotti sugli animali è stato riportato un aumento nella produzione di urina in seguito a somministrazione di Ginepro e questa attività è stata attribuita ad alcuni composti dell’olio essenziale, che risultano capaci di aumentare la velocità di filtrazione glomerulare. Tuttavia è stato anche dimostrato che gli infusi di Ginepro sono più attivi rispetto all’olio essenziale sulla ritenzione idrica; pertanto l’attività è da ricercarsi anche in altri composti non presenti nell’essenza. La Commissione E tedesca riporta che le tisane di Ginepro, in combinazione con altre droghe diuretiche, sono di beneficio per i disturbi dei reni e della vescica.
Esiste un’attività diuretica anche per i glicosidi cardioattivi e per le xantine (teofillina, aminofillina, caffeina contenuta nel Tè, nel Caffè, nel Matè, nella Cola e nel Guaranà), ma certamente di secondaria importanza rispetto agli effetti sul muscolo cardiaco, sui bronchi e sul sistema nervoso.
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