Il fegato e le erbe
Il fegato può essere colpito da diverse infezioni con quadri clinici simili, ma differenti dal punto di vista epidemiologico.
Le principali infezioni epatiche sono classificabili in:
- Epatite A
- Epatite B (può cronicizzare)
- Epatite C (può cronicizzare)
- Epatite delta (D) (può cronicizzare)
- Epatite E
- Epatite G
- Epatite da virus TT
- Epatite da virus SEN
Virus epatici minori sono:
- Citomegalovirus
- Virus di Epstein-Barr
- Virus Coxsackie
- Herpesvirus
In circa il 15% dei casi l’agente infettivo resta ignoto.
EPATITE B
Il virus responsabile dell‘Epatite B esiste in 6 varianti diverse per origine territoriale. La trasmissione avviene per via parenterale, sessuale, o da madre a figlio.
L’epatite B è nella maggior parte dei casi asintomatica, può cronicizzare nel 5-10% dei casi ma il rischio aumenta al diminuire dell’età in cui si contrae l’infezione. Le complicanze più frequenti sono la cirrosi (20% dei casi) e il cancro. Attualmente è disponibile un vaccino sicuro.
EPATITE C
L’agente infettivo identificato esiste in 6 diversi genotipi. La trasmissione avviene per via parenterale, nel 66% dei casi è asintomatica e nel 85% cronicizza. Nel 25% dei casi l’epatite cronica evolve in cirrosi in 10-20 anni e nel 2% evolve in epatocarcinoma. Non esiste vaccino.
EPATITE Delta (D)
Il virus dell’Epatite D richiede la presenza del virus epatite B. Il vaccino contro l’epatite B protegge dal virus dell’epatite D.
Tra le varie forme di epatite quella di maggior interesse è l’Epatite C a causa dell’alta incidenza di cronicizzazione.
FEGATO E FITOTERAPIA
L’uso delle piante nel trattamento delle problematiche del fegato prevede in prima linea l’impiego di:
- Silybum marianum (Cardo mariano) come epatoprotettore;
- Glycyrrhiza glabra (Liquirizia) che ha mostrato di possedere notevoli proprietà antivirali, epatoprotettrici e detossificanti.
Due piante della tradizione ayurvedica di particolare interesse sono:
- la Pichorhiza kurroa, che possiede attività antiossidante, epatoprotettiva e immunomodulatrice;
- il Phyllanthus niruri, che ha mostrato un’attività antivirale contro i virus dell’epatite B e C. Per il trattamento delle epatiti sono tradizionalmente usati i frutti di Schisandra chinensis;
SILYBUM MARIANUM L.
Il Cardo mariano risulta utile nel trattamento delle malattie del fegato, il suo uso risale all’epoca di Plinio il Vecchio come drenante biliare. La droga è costituita dai frutti maturi e privati del pappo il cui titolo è inferiore all’1% di silimarina (calcolata come silibina) rispetto alla droga essiccata. La silimarina inibisce l’epatotossicità indotta da molti agenti tossici (paracetamolo, etanolo, tetracloruro di carbonio, D-galattosamina), dal danno ischemico, dalle radiazioni, dall’assunzione di metalli pesanti e dalle epatiti virali.
I meccanismi d’azione sono:
- attività antiossidante (inibizione della perossidazione dei lipidi, inibizione della deplezione del glutatione);
- aumento della detossicazione epatica (aumento glutatione ridotto, inibizione lipossigenasi);
- attività antinfiammatoria (inibizione dei leucotrieni e delle prostaglandine);
- attività antiallergica (modulazione delle reazioni immunitarie, inibizione delle mast-cellule);
- rigenerazione tessuto epatico (silimarina) attraverso lo stimolo della sintesi proteica;
- inibizione della proliferazione delle cellule epatiche stellate (silibina);
- regressione della fibrosi (silimarina).
Indicazioni:
- avvelenamento da funghi (es. Amanita phalloides, effetto epatoprotettivo);
- tossicità da abuso di alcol (normalizzazione livelli ematici di AST, ALT, bilirubina totale);
- epatiti virali acute (abbassamento livelli ematici enzimi epatici);
- tossicità da farmaci psicotropi e da composti organici (toluene e/o xilene);
- cirrosi epatica (420 mg/die silimarina aumentano significativamente la sopravvivenza).
Forma d’uso: estratto secco 70-80% in silimarina, 600-1200 mg/die suddivisi in 3 somministrazioni.
GLYCYRRHIZA GLABRA L.
La Liquirizia è una pianta originaria del Medio Oriente usata già dal 500 a.C. e coltivata in Europa dal 16° secolo. La parte più concentrata in principi attivi è la radice. L’uso tradizionale include il trattamento di:
- ulcera peptica;
- asma (antitussiva);
- faringite (emolliente, espettorante);
- dolori addominali;
- stipsi lieve (leggermente lassativa)
Inoltre la Liquirizia possiede un potere dolcificante 50 volte quella dello zucchero e pertanto viene utilizzata come aromatizzante nell’industria alimentare dolciaria (caramelle, gomme), nel tabacco e nelle bevande.
Indicazioni di recente acquisizione sperimentale sono:
- azione epatoprotettrice (flavonoidi proteggono epatociti);
- azione detossificante (inibizione fase 1 del sistema di detossificazione del citocromo P450 e aumento
- glucuronidazione fase 2 della detossificazione epatica);
- azione antivirale (Epatite A, Epatite C, Herpes zoster, Herpes simplex tipo 1, HIV).
Pertanto il campo di impiego della Liquirizia e dei suoi estratti si rivolge al trattamento dell’insufficienza epatica, epatite acuta e dell’epatite cronica.
Forma d’uso: estratto secco al 4% in acido glicirrizico, 500-700 mg/die, estratto fluido.
PHYLLANTHUS NIRURI L.
Il Fillanto è una pianta usata da più di 2000 anni in medicina Ayurvedica, i suoi impieghi tradizionali sono vasti:
- ittero;
- gonorrea;
- mestruazioni frequenti;
- dissenteria cronica.
Indicazioni sperimentali:
- epatite B (riduzione HbsAg, HbeAg, HBV DNA);
- epatoprotezione da tossici;
- malaria.
Forma d’uso: estratto secco al 3% in principi amari, 200mg per 3 volte al giorno.
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